Il Vino
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il Vino

Nel vino, l’officina del sole ha creato il suo capolavoro.

(Piero Berton)

Il vino “Geronazzo Giacomo” nasce con la vendemmia manuale in piccole cassette generalmente attorno alla metà del mese di settembre. Gli acini del grappolo vengono separati dai raspi per poi cadere in piccole vasche di cemento.

La vinaccia rimane a contatto con il mosto per qualche giorno a seconda dell’annata, procedendo quindi con la svinatura e la torchiatura delle bucce. Le fermentazioni, alcolica e malolattica, avvengono spontaneamente, senza chiarifiche né filtrazioni.

Il vino matura nelle vasche durante l’inverno, fino all’imbottigliamento effettuato in prossimità dell’equinozio di primavera successivo alla vendemmia, tra marzo e aprile, con il primo quarto di luna crescente. Segue la spontanea rifermentazione in bottiglia ed un periodo di affinamento di almeno tre mesi.

LE NOSTRE ANNATE

2023

Dopo un altro inverno mite e asciutto, la primavera torna con le piogge. Le perturbazioni sono costanti e continuano a incalzare fino all’estate facendo rinvigorire la vigna. Fino a quando il cielo, armato di doppietta, spara la sua grandine in successione tra il 12 e il 24 luglio. A Valdobbiadene torna l’inverno. La nostra vigna conta ancora qualche foglia rispetto alla devastazione di molti vicini, ma certo è che tanto o poco l’annata saprà sempre da tempesta. Nonostante tutto il vino Geronazzo richiede e ottiene la certificazione di Denominazione d’origine controllata e garantita per un semplice motivo: chiamarsi con il proprio nome, Prosecco di Valdobbiadene.

 

Vendemmiato il 24 settembre 2023. Imbottigliato il 13 aprile 2024.

 

Tenore alcolico: 11 (% vol.), zuccheri residui: 0,1 (g/l), anidride solforosa: 36 (g/l), acidità totale: 5,05 (g/l), acidità volatile: 0,25 (g/l), estratto secco totale: 18,7 (g/l).

2022

Caldo e siccità la fanno da padrone, con una prolungata assenza di precipitazioni durata per l’intera la stagione. Ci si mette anche la flavescenza dorata che affonda gli artigli e senza pietà costringerà al rimpiazzo di un terzo della vecchia vigna. Se è servito per imparare a non sbagliare ancora, ben venga. Ci vorrà qualche anno ma bisogna crederci. Come la terra e le piante soffre anche il vino. Intenso, quasi provato, frutto del caldo secco dell’annata. Ma sincero.

 

Vendemmiato il 10 settembre 2022. Imbottigliato il 25 marzo 2023.

 

Tenore alcolico: 11 (% vol.), zuccheri residui: 0,2 (g/l), anidride solforosa: 73 (g/l), acidità totale: 5,5 (g/l), acidità volatile: 0,40 (g/l), estratto secco totale: 18,5 (g/l).

2021

Ancora una volta l’ambizione è di voler fare di più. Grazie al recupero di altre tre vecchie vasche di cemento è finalmente possibile vinificare l’intera produzione della storica vigna di famiglia. Una bella annata, fresca, con la neve d’inverno e le giuste piogge in primavera e in estate, fino alla vendemmia soleggiata e dal buon raccolto. Con tenacia il Geronazzo non è più un vino a solo appannaggio degli amici, ma entra in commercio e comincia a farsi conoscere e assaggiare. In labore fructus.

 

Vendemmiato il 25 settembre 2021. Imbottigliato il 13 aprile 2022.

 

Tenore alcolico: 11 (% vol.), zuccheri residui: 0,2 (g/l), anidride solforosa: 43 (g/l), acidità totale: 5,6 (g/l), acidità volatile: 0,50 (g/l), estratto secco totale: 18,3 (g/l).

2020

Dalle damigiane si passa alle piccole e vecchie vasche di cemento, accantonate in cantina ma sempre utilizzate dal nonno a partire dalla metà degli anni Settanta. Tornano nuove con qualche pennellata fuori e una sana vetrificata all’interno, pronte a custodire il biondo nettare di Valdobbiadene. In famiglia tornano anche galline e conigli, come una volta. Una fresca primavera fa seguito a un inverno piuttosto mite per poi proseguire verso una bella estate. C’è equilibrio nell’annata e anche nel vino, figlio suo, prodotto con la vinificazione di quasi la metà del raccolto del vigneto. “Si può fare!” (“Young Frankenstein”, 1974).

 

Vendemmiato il 19 settembre 2020. Imbottigliato il 17 aprile 2021. 

2019

L’ambizione è di fare di più. Se non altro di più delle quattro damigiane della scorsa annata. Ci pensa la grandine. Tra aprile e maggio scende copiosa e devasta germogli e tralci; tornerà seppur con minore intensità anche in estate. Il poco che resta matura bene e pian piano: non si può far altro che accontentarsi. Le damigiane sono due. Annata complicata con un clima altalenante tra siccità, sbalzi termici e perturbazioni intense (tempesta “Vaia”, ottobre 2018). Le bottiglie sono ancora meno dell’anno precedente, destinate all’autoconsumo di famiglia. Ma faticano a soddisfarlo per la scarsissima quantità, o forse per la grande sete.

 

Vendemmiato il 15 settembre 2019. Imbottigliato il 29 marzo 2020. 

2018

Quattro damigiane. Esperienza di cantina pressoché nulla, diciamo pari allo zero. Ma un riferimento dalla genuina lungimiranza: Christian Zanatta (Ca’ Dei Zago, Valdobbiadene). E il fortissimo richiamo di riportare il vino in casa, fidandosi di un “sentire” che viene da lontano e che ha a che fare con i tempi, con le lune, con i travasi e con gli odori annusati con il nonno fin dall’infanzia. La prima annata del ritorno, della ricongiunzione con la vinificazione, si è tradotta con un vino pieno di difetti ma dalla grande emozione. Stagione molto generosa nel raccolto, calda nel clima a favore del gusto ma ai danni di freschezza e acidità. Le bottiglie sono poche e bastano appena per l’autoconsumo famigliare.

 

Vendemmiato l’8 settembre 2018. Imbottigliato il 16 marzo 2019.